Se non riesci a perdonare… inspira ed espira
Perdonare non è sempre facile, anche perché spesso il concetto di perdono è poco chiaro. Molti hanno recepito un messaggio secondo il quale “perdonare” significa dare un colpo di spugna a tutto e dimenticare, come se nulla fosse successo. Ma il perdono, quello reale, non ha nulla a che vedere con gli altri, è un’esperienza totalmente personale.
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La difficoltà di perdonare
Non tutti hanno facilità nel perdonare: in primo luogo spesso è difficile perdonare se stessi, riconoscendoci la possibilità di sbagliare. A seguire diventa complicato accettare gli errori degli altri, soprattutto quando questi errori diventano, per noi, fonte di disagio, di dolore o di rabbia.
Quando l’azione di un’altra persona ci offende o ci ferisce a livello emotivo, questa sofferenza spesso è del tutto soggettiva: insomma…siamo noi ad essere sensibili su quel certo argomento. Significa che abbiamo una “breccia” nel nostro campo energetico, che risuona specificatamente con quel tema, una forma di debolezza o di insicurezza intrinseca (spesso costituzionale), che rende vulnerabili e crea resistenza al cambiamento, il quale passa attraverso il lasciar andare.
Dal punto di vista della Medicina Cinese Classica sappiamo che ognuna di queste “brecce” agisce su uno o più meridiani, creando una reazione a catena di scompensi dell’energia vitale, le quali, se non oggi domani, si faranno sentire sotto forma di sintomi e malesseri. Ecco perché perdonare è un atto necessario per aprire la porta alla guarigione.
Perdonare significa aprire la porta per liberare qualcuno e realizzare che eri tu il prigioniero.
(Lewis B. Smedes)
Che cos’è il perdono
Il perdono, contrariamente a quanto la religione nazionale ci ha sempre insegnato, non ha molto a che vedere con le altre persone. Infatti, chi soffre rimanendo dentro la situazione non sono gli altri: siamo principalmente noi.
Quando una questione non si risolve, scatta una serie di reazioni emotive (perlopiù trattenute), che logora dall’interno: rimuginamento, frustrazione, delusione, tristezza… Questo è il vero inferno che accompagna il rancore, un inferno del tutto personale, che si autoalimenta anche in assenza dell’altra persona, attraverso le memorie cellulari.
Infatti tutto questo disagio non è nella mente, ma nel corpo. E’ un marchio impresso nei ricordi biologici, che continua a rigenerarsi, ma soprattutto a richiamare al presente il vissuto, ancora ed ancora.
Non potrai riuscire a perdonare qualcun altro, fin quando dentro di te è presente una ferita che sanguina. Potrai fare finta, stare zitto per amore del quieto vivere, ma questo non vuol dire che la faccenda è superata. Per poter andare oltre occorre prima guarire quella ferita aperta.
Quindi, perdonare non significa cancellare o annullare il ricordo, ma piuttosto azzerare la continua deflagrazione emozionale prodotta da quel ricordo, lasciando che il flusso vitale del Qi riprenda il suo giusto percorso, invece di rimanere incastrato in qualche punto, oppure dentro un organo, un muscolo, ecc.
Lasciar andare: inspira, espira
Decidere di perdonare (ma non necessariamente di “dimenticare”), è un atto di sano egoismo, nella sua versione positiva. Tuttavia è tutt’altro che facile, proprio perché il dolore registrato nelle memorie biologiche tende a mantenere il sistema sotto protezione, tenendo la guardia alta.
In questo passaggio trovo che le arti del respiro, in particolare il Nei Gong di cui mi occupo (quindi è quello che conosco meglio), rappresentino un valido strumento, rapido ed efficace.
Nelle arti taoiste si usano le tecniche di inspirazione ed espirazione per trattare un’infinità di disturbi, sia fisici sia emozionali o psicologici. La Medicina Cinese Antica è una fonte di grande ispirazione per ritrovare l’equilibrio energetico.
L’atto di “inspirare ed espirare” in modo consapevole, infatti, oltre a ripulire il corpo dalle tossine di ogni genere ha un suo simbolismo profondo che è quello di attivare il ricambio dell’energia. Butto fuori la spazzatura, porto dentro la vitalità. Lascio andare ciò che non serve più (ecco l’atto di perdonare), tengo per me ciò che mi nutre e mi sostiene.

le memorie trattengono il corpo in apnea
Problemi di respiro?
Purtroppo perdonare attraverso il respiro porta alla superficie un problema che in occidente è molto diffuso: il respiro bloccato, trattenuto. In pratica, quasi tutti respiriamo per pura sopravvivenza, ma in modo del tutto incompleto.
Molta “aria residua” viene trattenuta all’interno dei polmoni al termine della funzione respiratoria, il che impedisce il ricambio completo sia a livello di aria, sangue e cellule, sia a livello di pensieri ed emozioni. Infatti, se adesso per esempio provi a fare un bel respiro ampio, probabilmente ti accorgerai che senti la necessità di distanziare le braccia dal corpo, mentre prima la misera distanza era già sufficiente.
Se hai notato questo movimento vuol dire che, di norma, tieni il torace troppo chiuso, quindi respiri troppo poco. Di conseguenza diventa difficile avere abbastanza energia nel corso della giornata, ma soprattutto diventa complicato lasciar andare e dunque anche perdonare.
Perdonare = respirare
Ecco una semplice pratica che puoi utilizzare, se c’è qualcosa che vorresti lasciar andare: un evento, una malattia, i dissapori con una persona, ecc.
Trova un momento tranquillo e senza essere disturbato, siediti e richiama alla memoria la situazione che ti crea disagio. Questa volta, invece di cercare di allontanare la sofferenza associata a quel pensiero, lascia che il tuo corpo la viva in pieno. E’ solo un ricordo, non può farti del male.
Mentre ti trovi all’interno di tutte le sensazioni che il tuo corpo rivive in relazione a quell’evento, inizia ad inspirare ed espirare, non troppo velocemente (se no ti gira la testa). Inspira fino a quando senti che i polmoni sono belli pieni di aria, poi lentamente espira fin quando sono totalmente vuoti e “strizzati”. Ripeti più volte. Se provi un po’ di capogiro fai cicli da pochi respiri, intervallati da una breve pausa di qualche secondo.
Ripeti questo esercizio per più giorni, fin quando sentirai che, richiamando l’evento, non ci saranno più sensazioni negative collegate al ricordo. Tieni conto che più la situazione “brucia”, più ci vorrà tempo per perdonare. Abbi pazienza.
E’ possibile che si presentino fasi alterne di arrabbiatura, oppure di pianto. E’ tutto naturale, stai raccogliendo la spazzatura per gettarla via.
Se scopri che ti farebbe piacere imparare meglio queste tecniche, puoi iscriverti ai miei corsi di pratica del giovedì (in presenza o in streaming), oppure dedicarti ad un vero e proprio percorso di formazione professionale.

lascia andare… respira
Autocoltivazione e perdono
Guarire la ferita sanguinante è un processo, non un evento. Attraverso il respiro la percezione dell’evento cambia moltissimo, ma è importante, prima o dopo, andare in profondità e capire PERCHE’ hai quella breccia. In caso contrario, al prossimo scontro sarai punto e a capo.
L’autocoltivazione è una via di ispirazione taoista, che ti permette di comprendere le motivazioni che sorreggono la tua sensibilità verso un determinato tema. Una volta che hai chiaro il motivo per cui succede, allora puoi rilasciarlo (cioè perdonarlo) come tutto il resto e smettere di avere una breccia.
Il percorso si presenta come un’integrazione di metodi diversi, che si possono accostare in base alla costituzione personale. Di solito comincio con un Bazi, cioè un’analisi energetica della nascita e della vita, per individuare le tendenze del temperamento. Successivamente si va più nello specifico, per individuare gli strumenti più adatti… e da lì si prosegue.
Se sei interessato a perdonare certi aspetti della tua vita per proseguire più leggero nel cammino, contattami per informazioni sulle mie consulenze scrivendo all’indirizzo deborah.ruotadimedicina@gmail.com.